Accadde Oggi: Milano – Sanremo 2017 vince Kwiatkowski ma a dare spettacolo è Sagan. Si può rendere la Classicissima più dura ritoccando il percorso?

Milano - Sanremo 2017 (Photo Milano - Sanremo)

Peter Sagan dà spettacolo sul Poggio ma la sua azione viene rintuzzata dalla coppia Michal Kwiatkowski e Julian Alaphilippe. Il polacco è il più veloce in volata

 

A poche ore dallo splendido spettacolo offerto dagli attori principali della Milano-Sanremo 2017 potrebbe apparire una follia masochistica la volontà di ritornare sulle critiche all’attuale tracciato della classica di primavera.

La Sanremo 1997

La Corsa. Fuga del giorno composta da Nico Denz (Ag2R La Mondiale), Mattia Frapporti (Androni Giocattoli-Sidermec), Mirco Maestri (Bardiani-CSF), William ClarkeTom Skujins (Cannondale-Drapac), Alan Marangoni (Nippo Vini-Fantini), Umberto Poli (Team Novo-Nordisk), Federico Zurlo (UAE Team Emirates), Ivan Rovny (Gazprom-RusVelo) e Julen Amezqueta (Wilier Triestina- Selle Italia); vantaggio massimo dei fuggitivi che arriva 4’40”. Già sulle prime rampe del Passo del Turchino il gruppo inizia a recuperare sui fuggitivi fino ad accorciare il proprio svantaggio a 2’15”; nella successiva discesa il gruppo mette nuovamente il pilota automatico e tiene a distanza di sicurezza gli attaccanti di giornata.  Si entra nella zona dei capi con Alexis Gougeard che tenta di fuoriuscire dal gruppo che tuttavia riesce a chiudere sul francese; Cipressa affrontata a velocità folle con la Quick Step – Floors che controlla il gruppo. Tom Dumoulin tira a tutta sin dalle prime rampe del Poggio a favore del capitano l’australiano Michael Matthews ma che nulla può davanti all’accelerazione del Campione del Mondo Peter Sagan seguito a ruota da Julian Alaphilippe e Michal Kwiatkowski che guadagnano subito 17″ al rientro sull’Aurelia ma lo sprint non è scontato e difatti l’ex Campione del Mondo di Ponferrada si aggiudica al fotofinish la Sanremo; terzo Alaphilippe.

Per Kwiatkowski si tratta di un altra pesantissima vittoria in stagione dopo le Strade Bianche coronando un Marzo da sogno. Nulla da dire a Sagan che ha provato ad anticipare il gruppo sul Poggio con una bellissima azione ma che non ha trovato collaborazione. Elia Viviani è il primo degli azzurri piazzandosi al nono posto.

A chi deve il proprio successo teatrale la Sanremo 2017?
Ad un solo ed unico attore. Ci perdoni il bravissimo Michał Kwiatkowski, vincitore della prova con pieno merito e ci perdoni anche Julian Alaphilippe, l’ambizioso galletto scalatore aspirante classicomane del Loir et Cher, dipartimento francese molto ciclistico – ma da Paris-Tours e Gran Prix d’Automne – dove la quota massima non supera i 250 metri s.l.m..
Julian e Michał sono due normotipi del ciclismo degli anni 10 del 21° secolo, due splendidi corridori abbastanza fedeli al lager dell’anoressia sportiva con i primi segni della imperante desertificazione tricologica, due onesti attori di un copione che vuole il ciclismo campionato nel suo svolgimento come l’azione di uno degli umanoidi che l’industria giapponese o l’intellighenzia della Silicon Valley sfornano per terrorizzare il capitale umano dei vecchi paesi occidentali.

Si perdoni la cattiveria politicamente scorretta di chi scrive, ma è l’energia umana che promana l’unico vero attore della giornata di sabato 18 marzo a richiedere un distinguo fra il consueto ciclistico e la particolarità umana del fenomeno slovacco che ha illuminato la vecchia e logora classica lombardo-ligure. Nessuno splendido umanoide nipponico o coreano potrà mai scatenare le emozioni che lo zingarissimo gioiellino slovacco dona al popolo delle due ruote. Incredibili le immagini di ieri sera della folla da stadio che circondava il motorhome della Bora – hansgrohe. Vedere questo capellone barbudo, con un fisico esteticamente normale, anche con qualche difetto – vedi i piedi storti – che piace proprio per questo, non ha prezzo. Come non hanno prezzo le sue smorfie, le sue battute, le sue adorabili civetterie. Siamo di fronte ad un artista, un comunicatore senza confini e steccati. Peter non è un patrimonio slovacco, è heritage of humanity.

Humanity not humanoid!
E’ un uomo, un artista, coi suoi pregi e difetti, dal genio in sella o giù dalla bici alla stupida palapatina cameratesca che solo una pattuglia di sterili radical chic riuscì ad interpretare come un gesto sessista, subito smentiti dalla dolce saggezza della ragazza vittima di quel gesto, la splendida e intelligentissima miss fiamminga Maja Leye.
Genio e saggia intelligenza, specie se femminile, trovano sempre il loro feeling.
Un Sagan così non ci sarà sempre ed ogni anno ad illuminare la vecchia signora; non è per sempre la manna che scende dal cielo.

La criticità del percorso della Milano-Sanremo
Il percorso della Milano-Sanremo è ormai decotto, superato e dio solo sa quanto abbia speso Peter per racimolare quei pochi miracolosi secondi da una truppa eccessivamente numerosa di inutili comprimari. E non si dimentichi il forcing impresso dall’azione suicida di un enorme Tom Dumoulin, una cosa che non capita tutti gli anni. L’edizione 2017 è stata una corsa lenta nel complesso con la media appena sopra i 40, ovvero 3 Km/h inferiore rispetto alle medie degli ultimi anni, ma nel contempo l’ascesa di Kwiatkowski, il più veloce nel Poggio 2017, è stata la seconda scalata più veloce di sempre del Poggio a due soli secondi dal record di Furlan del 1995, fissato a 5’45”, il che significa che i corridori hanno scalato il Poggio un soffio sotto i 40 Km orari. Da brivido!
Senza la particolarità dell’attacco del fuoriclasse slovacco unita all’opera di Dumoulin, anche la Sanremo 2017 avrebbe proposto un arrivo in volata con una quarantina abbondante di corridori, fra cui molti, troppi comprimari.
Veniamo pertanto al dunque: il percorso della Sanremo.

La Sanremo nella storia
Cominciamo con lo sfatare alcuni degli stucchevoli luoghi comuni che ammantano la Sanremo, il suo tracciato e le sue caratteristiche nel corso degli anni.

  • E’ la classica storicamente dedicata alle ruote veloci

E’ un assioma falsissimo, almeno sino al 1997, ovvero quando è cominciata l’era Zabel con le tante, troppe Sanremo concluse con sprint massivi o comunque con troppi corridori, anche di scarso lignaggio, a giocarsi la classica di primavera, dopo avere assistito alla demolizione della gran parte delle azioni di forza lungo il Poggio.
E’ un dato di fatto che sino al 1996 compreso, l’anno di Gabriele Colombo, la Milano-Sanremo sia stata una gara splendida e sempre con finali elettrizzanti.
Lasciamo perdere che erano gli anni 90 ed era un altro ciclismo, lasciamo perdere che prima non c’erano gare australiane, malesi, arabe e argentine e che alla Sanremo si arrivava con meno chilometri nelle gambe.
A quella gara trovavi però il gotha delle truppe ciclistiche, quello che qualche mese dopo avrebbe lottato per Giro e Tour. Trovavi Fignon e Kelly, Argentin e Chiappucci, De Vlaeminck e Merckx, e questo non lo vedremo forse più, perché da Indurain in avanti, i big (o presunti tali) hanno cominciato a centellinare gli appuntamenti e a “specializzarsi” in ritiri, alture, alturine e altarini eremitici.
A prescindere dallo svolgimento spettacolare o no delle corse, la “Sanremo dei velocisti” è letteralmente un falso storico, un falso anche propalato attraverso le retoriche storicistiche alla Beppe Conti, come quando il ciclo-storiografo tende a narrare gli anni ’60 prima della vittoria di Dancelli, vittoria italiana dopo 17 lunghi anni dominati dai velocisti stranieri, belgi in particolare. Niente di più falso o meglio assolutamente impreciso.
E’ vero che vincevano anche dei velocisti (Poblet, Van Steenbergen, Van Looy), ma diamine che velocisti! Erano campioni che vincevano su qualsiasi tracciato e non temevano nemmeno le lunghe salite. Gli altri vincitori sono invece nomi altisonanti, il meglio del ciclismo di quegli anni con qualche edizione lasciata ad attori minori, ma comunque di alto rango.

  • La Sanremo ha sempre avuto un percorso facile e non può essere trasformata nel Lombardia
  • La difficoltà della Sanremo sta tutta nella sua facilità di tracciato

Altro assioma falsissimo, perché il percorso è stato sempre abbastanza esigente se commisurato al calendario dei vari periodi.
E’ invece vero che il tracciato della classica di primavera non era esclusivo per una specifica tipologia di corridori. La Sanremo veniva vinta da velocisti, passisti e anche scalatori con doti da fondista, compresi anche gli attori dei Grandi Giri.
Solo negli ultimi 20 anni la classica è diventata appannaggio quasi esclusivo di una tipologia di corridori: i velocisti appunto.
Di seguito si può visualizzare l’altimetria della Milano-Sanremo del 1965, dove addirittura era prevista una salita con un dislivello di quasi 500 metri fra Finale e Pietra Ligure, il Ponte di Merlo, che altro non era che la prima parte del Passo del Melogno, non proprio uno scherzo.

Si noti che il tracciato ufficiale era leggermente più breve di quello odierno, ma il trasferimento per la partenza ufficiale – posta alla Certosa di Pavia – era di oltre 30 chilometri.

  • Il fascino della Sanremo sta nel fatto che la possono vincere tutti

E’ antipatico indicare dei nomi di vincitori di rango minore, ma è un fatto che negli ultimi anni i carneadi siano stati più che in precedenza, ed è altrettanto vero che le azioni di forza vincenti siano state meno che in passato, con il Poggio sempre meno determinante e sempre più fonte di delusioni per i coraggiosi e per lo spettacolo.
Molti storcono il naso, non senza ragioni, al pensiero che una corsa possa avere un particolare fascino se a vincerla siano dei comprimari qualsiasi spesso senza futuro.

Le Milano-Sanremo disputate sino al 1996 erano oggettivamente bellissime e ogni anno cresceva spasmodica l’ansia da attesa del grande giorno. Oggi non si può dire lo stesso. Però si potrebbe tornare all’antica con Sagan ed altri cavalli di razza, con più squadre interessate a rendere dura la corsa. Questi però sono auspici solo talvolta realizzabili.
La chiave del cambiamento e del ritorno alle positive origini non può non passare da una modifica del tracciato.

Come cambiare il percorso della Milano-Sanremo
Insomma, Sagan non basta, serve qualche correttivo, qualcosa che tagli le gambe ai ronzini e mostri sul Poggio solo i veri cavalli. Non serve ad opinione dello scrivente una durissima Pompeiana. Probabilmente, per ripristinare i giusti equilibri, basterebbe sostituire Capo Mele con Colla Micheri e reinserire l’altopiano delle Mànie in aggiunta – o in alternativa – ad una salita prima della Cipressa, la Lingueglietta, giusto per adattare la vecchia signora ligure ai tempi.
La partenza da Milano non si può toccare. Pavia non è Compiègne. Un briciolo di ciclismo deve restare nella città metropolitana italiana del Terzo Millennio. Partire da Milano significherà sempre avere davanti per tutto il futuro della storia circa 300 chilometri – e magari anche qualcosina di più (perché no?) – di corsa verso l’avventura, dalla pianura padana alla riviera con gli ostacoli dell’entroterra ligure, tanto dimenticato quanto affascinante.
La pianura padana e la dolce ascesa appenninica al Turchino sono ormai solo un antipasto di simil fatica, un feticcio di follia e di coraggio per pochi scapestrati in cerca di fama e di contratto, e ben vengano costoro perché la follia alberga solo nelle menti visionarie e mai nei chip degli umanoidi. E bene accetti siano talvolta anche il freddo, il vento e la pioggia a solleticare la fantasia visionaria.

L’idea della Pompeiana
La Pompeiana venne inserita nel percorso della Sanremo nel 2014, ma poi si dovette rinunciare alla stessa per via di una frana e non venne più riproposta.
La salita avrebbe oggettivamente snaturato il disegno consolidato della classica di primavera, perché certamente avrebbe cancellato dal pronostico la gran parte dei velocisti.
Una salita così severa, posta fra la Cipressa ed il Poggio avrebbe eccessivamente aggravato il carico di fatiche cambiando eccessivamente l’equilibrio della corsa. La Pompeiana non avrebbe permesso alcun rientro prima e durante il Poggio, come invece in qualche modo resta possibile attualmente nel tratto tra la Cipressa e l’attacco dell’ultima ascesa, dove alcuni gregari rientrando si rendono utili nel finale alla causa dei loro capitani partecipando ai forcing decisivi, magari proprio facendo l’andatura sul Poggio per lanciarli, altrimenti coi soli leader la corsa resterebbe ingessata lungo le dolci rampe dell’ultimo trampolino sanremese.



Le variazioni proposte
L’approdo in riviera è solo raramente traumatico per il vento e la pioggia e il tratto da Varazze a Laigueglia, ovvero passati i due primi leggeri ostacoli dell’Aurelia che sono la Colletta di Arenzano e i Piani d’Invrea, è ormai qualcosa di anacronistico con troppi chilometri di noiosa pianura che nemmeno è utile a promuovere la bellezza della costa ligure. Reintrodurre l’Altopiano delle Mànie avrebbe anche una giusta funzione televisiva, ovvero tenere viva l’attenzione sulla corsa sin dai 100 chilometri dal traguardo e pertanto offrire un prodotto simile all’appeal offerto dalle gare del nord che si animano molto prima degli ultimi 30-40 chilometri.
Le proposte di modifica sono tre, sono semplici e non intaccano il tradizionale equilibrio dell’impianto della classica. Come detto si tratta dell’inserimento dell’Altopiano delle Mànie, della sostituzione di Capo Mele con lo strappo di Colla Micheri ed infine della sostituzione della salita di Costa Rainera con la salita di Lingueglietta che poi si immette sul tracciato consolidato. Il tutto comporta un incremento di poco più di 6 chilometri al tracciato del 2017 ed un trascurabile incremento del guadagno altimetrico complessivo, prevalentemente attribuibile all’ascesa delle Mànie.

L’Altopiano delle Mànie
Lo strappo delle Mànie è già stato testato in diverse occasioni, l’ultima delle quali nel 2013.

Singolarmente sarebbe la salita più impegnativa dell’intero tracciato, anche se la distanza dal traguardo la rende semplicemente un elemento di affaticamento nel tratto fra Varazze e Laigueglia, altrimenti piatto. Oltre 4 chilometri di salita per più di 300 metri di ascesa comportano un allungamento rispetto al tracciato 2017 di 4 chilometri scarsi di sviluppo.

La variante di Colla Micheri al posto di Capo Mele
Colla Micheri è la salita scoperta da tre stagioni dal Trofeo Laigueglia.

Colla Micheri è uno strappo di due chilometri con una pendenza media superiore all’8% e sostituendola a Capo Mele garantisce un valido accoppiamento con l’appena più semplice Capo Berta, questi sintervallati dal più agevole Capo Cervo.
La variante comporta l’incremento di un solo chilometro rispetto allo sviluppo del tracciato 2017.


Rispetto alla successione attuale dei capi, si avrebbe un tratto più esigente dove alcune seconde punte potrebbero lanciarsi in avanscoperta, accendendo il finale prima di quando ciò avvenga solitamente negli ultimi anni.

Fra coloro che potrebbero tentare di anticipare potrebbero esserci anche delle ruote veloci e resistenti che temano la difficoltà della nuova salita della Lingueglietta.

La Lingueglietta in sostituzione della salita di Costa Rainera-Cipressa
La salita di Lingueglietta viene approcciata solo qualche centinaio di metri prima della Cipressa, o meglio Costa Rainera, come è più corretto dire, perché la vera salita di Cipressa è quella che i corridori affrontano invece in discesa.
La variante di Lingueglietta comporta un incremento del tracciato di 2 chilometri. La salita è decisamente più esigente di Costa Rainera, tanto che raggiunge lo stesso dislivello di Costa Rainera in metà sviluppo e quindi con pendenza doppia, pari al 7,2% di media e punte al 12%. Il confronto fra le due ascese è impietoso.
La scalata a Lingueglietta prevede dal bivio di San Lorenzo al Mare un primo tratto in falsopiano ed un breve strappo, mentre la salita effettiva comincia dopo un tornante che contribuirebbe a rastremare il grosso, ovvero un ulteriore elemento di selezione.


Da Lingueglietta la strada scende sino a Costa Rainera e da qua riprende il tracciato classico in falsopiano sino allo scollinamento di Cipressa per poi affrontare la tradizionale discesa.
Di seguito il confronto fra il finale tradizionale e quello proposto.

La Milano-Sanremo modificata avrebbe il profilo di seguito riportato.

Di seguito il finale in dettaglio:

Alla luce delle modifiche proposte non sarebbe difficile immaginare un Poggio ristabilito nel suo tradizionale ruolo di rampa di lancio per attacchi decisivi, con un riequilibrio fra soluzioni allo sprint di gruppo ristretto e attacchi decisivi andati a buon fine.
Ora stiamo a vedere se Rcs Sport intenderà provvedere a qualche coraggiosa modifica.


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